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 News
10/05/2009  07:29 PM
Daniel Vancsik domina il BMW Italian Open 2009
Grande prova d'orgoglio di Francesco Molinari 6° con 65 colpi
10/05/2009  06:02 PM
Il BMW Italian Open seguito da 24.600 spettatori
In 6.400 nell'ultima giornata.
European Tour Race to Dubai
 La storia dell'Open
 
E' uno dei tornei più longevi ma anche più affascinanti dell'European Tour, perché l'Open d'Italia ha sempre avuto presso i giocatori un certo appeal dovuto al suo inconfondibile 'italian style' e alla coreografia ineguagliabile di un paese dove si fondono mirabilmente natura, cultura ed arte. La storia dell'Open iniziò nel settembre del 1925 quando tre autentici signori, vestiti di tutto punto in giacca e cravatta, si presentarono sul tee di partenza dell'Alpino di Stresa.
Luigi Prette e l'inglese William H. Jolly si tolsero la giacca, Francesco Pasquali invece se l'abbottonò con cura prima di eseguire gli swing perfetti che lo portarono al successo con 154 colpi, contro i 155 di Jolly, mentre Prette non consegnò lo score. Pasquali probabilmente si rese conto solo nel tempo di aver realizzato un'autentica impresa, perché fu l'unico italiano a imporsi nel periodo anteguerra, Successivamente l'albo d'oro, piuttosto avaro con i pro di casa, ha accolto soltanto i nomi di Aldo Casera (1948), Ugo Grappasonni (1950-1954), Baldovino Dassù (1976), Massimo Mannelli (1980) e di Francesco Molinari (2006).

Nella seconda edizione emerse un talento naturale, il francese August Boyer, nato a Cagnes-sur-Mer, che nel 1926 aveva appena 18 anni. E? il vincitore più giovane del torneo, anche se le statistiche ufficiali dell?European Tour riconoscono il primato a Molinari (23 anni,180 giorni), ma queste sono stilate soltanto dal 1972 anno in cui è stato fondato l?organismo che gestisce l?attività dei pro continentali. Boyer conquistò il titolo altre tre volte (1928, 1930, 1931), stabilendo il record di successi eguagliato più avanti dal belga Flory Van Donck (1938-1947-1953-1955), e in altre quattro occasioni si classificò secondo. Giocatore molto preciso e dotato di notevole tecnica sopperiva con uno straordinario gioco corto alla relativa lunghezza dal tee.

Nel 1927, ancora a Stresa, il titolo fu appannaggio dell'inglese Percy Alliss, che concesse il bis nel 1935 a Sanremo chiudendo con 262 colpi. E' lo score più basso in assoluto, ma il primato ufficiale è quello del sudafricano Hennie Otto con il 263 dello scorso anno sul tracciato del Castello di Tolcinasco. Per un record negato un altro che rimarrà comunque gli annali: al nome di Percy Alliss, infatti, è legato l'unico caso di doppio successo in famiglia perché suo figlio Peter dominò nel 1958 a Varese.

Tra i campioni che vinsero l'Open d'Italia prima della seconda guerra mondiale ricordiamo i francesi Aubrey Basil Boomer (1932) e Marcel Dallemagne (1937) ritenuto dai britannici, che non hanno mai brillato in modestia, uno dei pochissimi pro continentali in grado di batterli. Merita un discorso a parte Henry Cotton non tanto per la sua fama e per i due Open britannici che erano nel suo palmares quando si presentò sul percorso di Sestrieres (1935), ma per l'operazione a cui diede vita il lungimirante senatore Agnelli, nonno di Gianni. Fu la prima legata al turismo golfistico.

Il senatore era convinto che un successo di Cotton avrebbe richiamato sul percorso alpino i facoltosi turisti golfisti britannici desiderosi di giocare dove aveva trionfato il loro beniamino. Tutto filò alla perfezione: il campione si impose con facilità e iniziò il lucroso flusso dalla Gran Bretagna, che però durò poco perché interrotto dai venti di guerra.
Nel 1938 Flory Van Donck conquistò il titolo nella 13ª edizione, l'ultima prima dell'evento bellico. Non smentì la sua consolidata fama di gentleman e nel 1947 si sentì in dovere di andare a difendere il titolo a Sanremo dove fece doppietta deludendo le speranze di Aldo Casera.
Quel secondo posto del sanremese fu l'avvisaglia di un periodo, protrattosi fino al 1960, in cui i giocatori italiani furono quasi sempre protagonisti e che può essere ricordato sicuramente come il migliore in chiave azzurra. Andarono a segno lo stesso Casera e Ugo Grappasonni, che dopo l'exploit di Roma concesse il bis quattro anni dopo a Villa d'Este. Erano due dei famosi "Tre Moschettieri". Il terzo, Alfonso Angelini, non riuscì a fregiarsi del titolo, ma arrivò per quattro volte secondo. Furono secondi anche Casera (2 volte), Grappasonni e Pietro Manca, il "teacher" come era chiamato dai suoi allievi, grandissimo maestro che ha trascorso tutta la sua vita al circolo di Roma Acquasanta.

Dal 1961 al 1970 l'Open d'Italia fu cancellato dal calendario e riprese solo nel 1971 con la vittoria a Garlenda di Ramon Sota, zio di Severiano Ballesteros che per conflitti di famiglia non volle mai dare lezioni al nipote.
Il torneo fu una rampa di lancio per giovani di talento, poi divenuti grandi campioni, come gli inglesi Tony Jacklin e Mark James, gli scozzesi Brian Barnes e Sandy Lyle, lo spagnolo José Maria Cañizares e il tedesco Bernhard Langer che vinse a Firenze (1983) uno spareggio rimasto negli annali contro Severiano Ballesteros e Ken Brown, idolo delle giovanissime. Vi furono anche le due straordinarie prestazioni di Baldovino Dassù (1976) e di Massimo Mannelli (1980) che portarono gli ultimi due titoli all'Italia prima del grande digiuno interrotto nel 2006 da Francesco Molinari.

Baldovino Dassù si impose a Is Molas a tempo di record: divenne il più giovane vincitore (23 anni, 335 giorni), fu il primo rimanere in testa sin dal giro iniziale (emulato poi da Cañizares nel 1981, da Sam Torrance nel 1987 e da Richard Boxall nel 1990) e detiene ancora il primato del distacco maggiore inflitto ai secondi classificati (l'iberico Manuel Piñero e l'inglese Carl Mason) che fu di 8 colpi.
Nel 1980 Mannelli, sul percorso romano dell'Acquasanta dove era nato golfisticamente, lasciò a cinque lunghezze il sudafricano John Bland, poliedrico atleta campione anche di rugby, e Ken Brown.

Dal 1988 al 1994 l'Open seguì una nuova linea con l'ingaggio di campioni affermati da parte del promoter che organizzava. A Monticello fu la volta di Greg Norman, che comunque aveva già disputato la gara nei primi anni di carriera. Distratto dall'Italia e dalla Ferrari (andò a Maranello tra un giro e l'altro ad acquistare una "rossa") vinse per miracolo superando nel finale Craig Parry. La Promomax del compianto Mario Pinzi puntò molto successivamente su Seve Ballesteros e su José Maria Olazabal, ma i due iberici non furono mai fortunati. Con i campioni in campo vinsero gli outsider: Ronan Raffery (1989), Richard Boxall (1990) che conquistò quell'unico successo in carriera facendo impazzire Olazabal, Craig Parry (1991), che bruciò Ian Woosnam presentatosi a Castelconturbia fresco di giacca verde del Masters e dove fu terzo un grande Costantino Rocca. Arrivò il bis di Sandy Lyle (1992) e fu anche il canto del cigno dello scozzese nell'anno in cui l'attenzione fu tutta per John Daly, per il quale il campo pratica di Monticello si rivelò troppo corto; ci fu la sorpresa del neozelandese Greg Turner (1993) nell'anno del Cinquantenario a Modena e questa fase molto particolare terminò a Roma, sul percorso del Marco Simone, con il successo dell'argentino Edoardo Romero, un campione non solo di golf ma anche di fair play amatissimo dagli appassionati italiani.

Il dopo Promomax iniziò con la novità dell'ingresso gratuito a Le Rovedine nel 1995: fu un bagno di folla che però rimase delusa quando nell'ultimo giro Sam Torrance annullò le speranze di Costantino Rocca, mai andato così vicino al titolo. Il bergamasco concluse terzo superato in extremis anche da José Rivero e raggiunto da un ragazzo grintoso e promettente dal nome di Emanuele Canonica.
In una fase, in cui si fece largo qualche giovane, ci furono il secondo titolo di Langer (Gardagolf, 1997) e la grande edizione al Circolo Golf Torino, in occasione del centenario della Fiat, di forte risonanza mediatica anche se il vincitore fu Dean Robertson (1999), poi scomparso rapidamente di scena.

Il doppio successo dell'inglese Ian Poulter (2000-2002), poi rivelatosi ottimo giocatore giunto sino alla Ryder Cup, ha anticipato la fase attuale dell'Open d'Italia gestito dal 2003 in partnership dalla Federazione Italiana Golf e dall'European Tour. Al felice esordio a Gardagolf, con la presenza di Ballesteros e di Colin Montgomerie e con il successo dello svedese Mathias Gronberg, poi emigrato nel tour statunitense, è seguito il quinquennio al Castello di Tolcinasco G&CC caratterizzato da field di tutto rispetto, da vincitori di peso come Graeme McDowell (2004) e Gonzalo Fernandez Castaño (2007) e dove finalmente è tornato a risplendere l'azzurro con la prodezza di Francesco Molinari nel 2006.
In quella domenica di maggio fu seguito da circa diecimila tifosi impazziti ai quali regalò una prestazione da incorniciare, divenendo come detto il più giovane vincitore  e stabilendo con 285 colpi lo score più basso della gara, primato che poi lo scorso anno è stato ulteriormente abbassato da Hennie Otto. Il sudafricano difenderà il titolo a Torino, sul percorso del Royal Park I Roveri, dove insieme al debutto del campo vi sarà anche quello del nuovo Title partner, la prestigiosa casa automobilistica tedesca BMW.
Nicola Montanaro